Domenico Cosenza
"Invito a considerare l'interpretazione in un altro senso, ossia come risveglio. Vi è il risveglio [...]. L'interpretazione efficace dell'analista è, allora, un incubo dal quale non possiamo fuggire trasferendoci nel fantasma del mondo, nel fantasmondo. Mi riferisco al modello dell'incubo che propone Lacan nel seminario I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi. Nell'esperienza analitica, il progresso della cura si evince da un indizio preciso, quando il sogno si prolunga al di là del punto di angoscia che prima ne costituiva l'apice. Posso riferirvi l'esempio che José Rodríguez Eiras ha presentato a proposito della collezionista di sogni che annotava tutti i sogni finché un giorno ha smesso di farlo, quando è emerso l'incubo ripetitivo che l'ha fatta precipitare in analisi".
Miller, J.-A.: La relazione del ventriloquo in Intriduzione alla clinica lacaniana, Astrolabio, Roma 2012, p. 283
L´interpretazione tra incubo e risveglio
Jacques-Alain Miller ci propone in “La ponencia del ventriloquo” del 1999 un nuovo modo di praticare e di pensare l’interpretazione in psicoanalisi, distinto dalla dottrina classica dell’interpretazione che possiamo ritrovare nei suoi scritti e seminari degli Anni ’50. Si tratta, come lui stesso dice, di aprirci ad “una nuova disciplina dell’interpretazione”, di andare “al di là dell’interpretazione significante” al cuore del suo insegnamento precedente, legata ad una concezione dell’inconscio riconducibile al campo della struttura significante e delle sue leggi. L’insegnamento avanzato di Lacan fa emergere, già dal Seminario VII, un altro modo di pensare l’inconscio, nel quale il reale del godimento trova un proprio posto nodale all’interno della struttura. Si tratta allora di ripensare all’interpretazione in psicoanalisi come ad una pratica orientata a intervenire per disidentificare il parlessere dal godimento nel quale rimane catturato sintomaticamente. Questa pratica dell’interpretazione punta a risvegliare l’essere parlante dal suo non volerne sapere del proprio godimento, in una modalità che punta non a produrre senso, al contrario. Il senso nutre il sonno dell’essere parlante rispetto al reale del proprio godimento. Non si tratta dunque di risvegliare il soggetto ad un nuovo senso del proprio vissuto, come avviene per esempio nella tradizione fenomenologico-ermeneutica. Per questa ragione Miller pensa piuttosto alla pratica dell’interpretazione come risveglio prendendo come modello l’esperienza dell’incubo. Pensare l’interpretazione come risveglio traumatico, che permette all’analizzante un incontro più prossimo con il reale traumatico, fuori senso, in gioco nel proprio sintomo.